Arrivare in questa Maison è uno spettacolo incredibile nella sua vasta prospettiva, crea uno spazio che si capovolge su se stesso con una trasparenza tale che si potrebbe dire che tutto si mantiene sospeso nell’aria in uno stato di illusoria levitazione.
Dalla terrazza si gode il Mediterraneo: le acque di un blu così limpido e l’orizzonte delle isole di Ischia e Capri, con la loro carica evocativa, e la lunga e popolosa costa sorrentina fino al capo Minerva; il dolce declinare della serrata urbe verso la costa ricurva con i viali eleganti, che mette in risalto lo scosceso Castel dell’Ovo che fonde insieme al tufo e la fortezza; il cono del Vesuvio, perfetto, soave, astratto.
In ogni luogo della Maison, in ogni stanza dove respiri la storia del Mediterraneo, vivi Napoli nell’elemento aereo, che potrei definire come un amabile ed elegante gentiluomo del regno borbonico e settecentesco, per esempio lo stesso Giambattista Vico, allora già illustre vecchio, la cui opera tanto attirò l’interesse di Goethe per i suoi “sibillini presentimenti dei concetti del bene e del diritto, basati su serie considerazioni della tradizione e della vita”. A Napoli Goethe ammirò gli orti e le dame, si lagnò dei freddi alberghi e rimase affascinato dal Vesuvio sul quale salì in varie occasioni per interrogarne la maestosa mostruosità.

Baltasar Porcel, scrittore (Spagna)
(da Mediterraneo, tumulti di un mare, ed. Magma, pagg. 444-445).